By Piero Stefani

Che cosa sappiamo effettivamente di Gesù? l. a. domanda riceve, da sempre, molte risposte. Non a motivo delle fonti – ce ne sono di canoniche e di apocrife, oltre a un numero limitato di documenti non cristiani – ma a causa della loro interpretazione. Il quantity si confronta con tre fondamentali approcci alla figura di Gesù: ecclesiale, storico, letterario. Attraverso questa polifonia di voci – insita già negli stessi vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni – si ripercorrono le parole e le opere di una figura unica, che ha inciso in modo profondo e duraturo sulle vicende del mondo.

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E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno […] (At 10,37-40). Gli altri scritti neotestamentari Le altre lettere che formano l’epistolario paolino – Efesini, Colossesi, 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Timoteo e Tito (le ultime tre definite «pastorali») – sono denominate «deuteropaoline» in quanto attribuite a discepoli di Paolo. Alcune di esse, in particolare Efesini e Colossesi, sono importanti per l’elaborazione cristologica: il Figlio è presentato come immagine del Dio invisibile, primogenito della creazione per mezzo del quale sono state create tutte le cose nel cielo e sulla terra (Col 1,15-16).

Quando, però, in Occidente presero piede l’approccio critico e la cultura storiografica il processo fu capovolto; allora si passò dalla scelta di sottolineare una sedicente unità a quella di evidenziare una sempre più accentuata pluralità. In altre parole, divenne evidente che le istituzioni gerarchiche e le formulazioni dogmatiche delle Chiese storiche erano assai distanti dai modelli di comunità e dalle convinzioni di fede presenti nei documenti evangelici. Un discorso analogo si applicò agli stessi quattro vangeli rispetto ai quali l’«armonia» cedette il primato a orientamenti volti a sondare i molteplici processi che portarono alla creazione delle varie redazioni evangeliche.

Un certo numero di detti trova corrispondenza nei vangeli canonici, mentre altri sono privi di riscontri. Particolarmente significativo, come indice delle incertezze sorte nell’animo di alcuni trasmettitori, è il seguente passo di Origene (185-254): Ho letto da qualche parte una parola del Salvatore e domando (sia che qualcuno abbia rappresentato una parola del Salvatore sia che se ne sia ricordato) se sia vero ciò che è detto; dice infatti in quel luogo il Salvatore: «Chi è vicino a me, è vicino al fuoco; chi è lontano da me, è lontano dal regno» (Omelia latina su Geremia I [III] 3).

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